Ultima

Tutto ritorna

La curiosita’ ha un prezzo.

Il 16 di ottobre andai a ritirare finalmente il suv scintillante che avevo sognato per tutta la vita. Nella mia mani avevo il Land Rover sport 4X4 superaccessoriato, un mostro di fuoristrada insomma. Due giorni dopo a causa di una leggerezza distrussi a cinque all’ora il mio agognato acquisto e pertanto dopo l’irrefrenabile rabbia ed il  triste trasporto su carro attrezzi pensai che forse fossi oggetto di malocchio. Si’ sul serio ho pensato questo. Insomma auto distrutta, un quantitativo ingente di denaro frutto di sacrifici impegnato per ottenerla ed era li’ in officina abbandonata. Passo’ una settimana di intense riflessioni dopodiche’ mi decisi a consultare un carrozziere di mia conoscenza per un preventivo di spesa. Alla vista dei danni lo stesso mi consiglio’ di mettermi sul web per rimpiazzare i pezzi danneggiati perche’ la spesa sul “nuovo” sarebbe stata molto esosa. Mi fece una stima approssimativa ripetendomi che se avessi trovato i pezzi da sostituire usati avrei risparmiato un bel po’ di denaro. Stante questo consiglio mi buttai a capofitto nella ricerca sul web ed in effetti di offerte ne trovai a decine. In realta’ la mia scelta era orientata su qualche venditore in Puglia magari vicino alla mia sede per andarci di persona e controllare l’integrita’ dell’articolo usato. Sapete bene che in questi casi la fregatura è dietro l’angolo e trattandosi di un bel po’ di soldini da impiegare nell’acquisto ci sarei andato con i piedi di piombo come si suol dire. Insomma dopo qualche visita su siti di autodemolitori mi imbattei in una pagina dove il gestore sembrava avesse tutti gli articoli che mi servissero. Sfogliando il sito non riuscii a capire pero’ la localita’ esatta dove fosse situato pertanto mi annotai il numero di telefono. Il giorno dopo feci la fatidica telefonata ed all’interlocutore dall’accento facilmente identificabile dialetto foggiano chiesi se avesse la disponibilita’ dei pezzi per la mia auto (aggiunsi involontariamente l’aggettivo speciali) , non mi fece continuare perche’ in modo sbrigativo mi disse che mi avrebbe mandato la posizione e l’orario su dove presentarmi e chiuse la comunicazione. Interdetto dalla risposta cominciai a riflettere su cosa in realta’ avesse capito sicuro di un fraintendimento da parte sua. Questi pensieri furono interrotti da un messaggio su cui era riportata una posizione google maps e orario odierno 23,30. A questo punto ogni mio dubbio sulla losca combinazione di eventi fu fugato e si attivo’ l’acume da poliziotto curioso e impiccione. Che fare? Informare i miei superiori? E se fosse solo un abbaglio? Decisi di telefonare al mio amico e collega per raccontargli l’episodio e sentire la sua opinione. Marco mi ascolto’ in silenzio ed alla fine del breve riassunto mi disse di farmi gli affari miei perche’ comunque era fuori dalla nostra giurisdizione e non sussistevano elementi riportabili ad un reato in addivenire. Chiusi la conversazione piu’ dubbioso di prima cercando per tutto i giorno di non farmi ossessionare dalle domande che spesso mi hanno stimolato a trovare le verita’. Il luogo era almeno a tre ore di strada da casa e quindi avrei dovuto muovermi per tempo in modo da arrivare prima dell’ora stabilita e studiarmi il luogo ed il modo di avvicinarmi con circospezione. Cosa mi spingeva? Soprattutto la curiosita’ ma non potevo coinvolgere nessuno, rischiavo di dare l’immagine di un megalomane. Avevo deciso e quindi mi incamminai verso quella posizione senza non prima rilevare attraverso la mappa reale che il luogo coincideva con la periferia della citta’ di Manfredonia, una zona ad alta densita’ criminale. Giunsi sul posto un’oretta prima verso le 22 e studiando la mappa decisi di parcheggiare a circa un chilometro dal posto indicato, fuori da un centro commerciale tanto per non  dare nell’occhio. Oltrepassai a piedi una provinciale prospiciente attraversando subito dopo un boschetto ed un campo arato, tutta questa operazione zoppicando e arrancando in quanto reduce da un mesetto circa da un operazione al menisco che comunque non fiaccava la mia testardaggine. Alla fine del campo si intravedeva una struttura tipo villetta delimitata da una siepe abbastanza alta da non poter osservare all’interno. Mancava un po’ di tempo e decisi di sedermi proprio all’interno della siepe in modo da non poter essere individuato da alcuno sguardo attento. La villetta era immersa nel buio chiaro segnale che al momento non ci fosse nessuno presente. Mi armai di pazienza e nell’attesa  mi feci trasportare dai pensieri uno fra tutti sul perche’ mi trovassi li’ a quell’ora. Avevo bisogno di fumare ma ovviamente evitai di farlo per non farmi individuare da un’eventuale sentinella. Comunque nonostante il tempo si fosse rallentato ad un certo punto i fari di un’auto illuminarono la villa. Mi rannicchiai nel nascondiglio improvvisato e notai l’ombra di un uomo che si avvicinava al cancello per aprirlo. Dopo averlo spalancato si infilo’ in auto e attraversando un viale alberato parcheggio’ sul piazzale antistante la struttura. Era solo e scendendo dall’auto notai immediatamente un revolver infilato nella cinta del pantalone. La mia intuizione era stata giusta quell’arma stava a dimostrare che qualcosa di losco stava per accadere. L’uomo si guardo’ intorno distratto illuminato solo dal chiaro di luna e si chino’ sotto il volante per aprire il bagagliaio dell’auto (era una BMW annotai mentalmente).  L’istinto mi suggeri’ di stare calmo ed aspettare anche se avvertii la netta sensazione di uscire allo scoperto e dirigermi verso l’individuo proprio perche’ era solo, magari poi sarebbero sopraggiunti altri soggetti e non sarei piu’ stato in grado di gestire. Ma in realta’ non vi era motivo per farlo, non sussisteva in atto alcun tentativo di reato tranne il porto dell’arma che sarebbe potuto anche risultare legittimo. Con questi dubbi in testa mi avvidi di altre due autovetture spedite che imboccavano il cancello d’ingresso fermandosi accanto alla BMW. Abbastanza repentinamente scesero dalle auto altri 8 individui che con fare deciso aprirono il bagagliaio prelevando dei borsoni, all’apparenza pesanti, per trasbordarli nell’auto del primo pervenuto. Alcuni di loro avevano armi lunghe tra le mani e si misero a semicerchio per controllare il perimetro. Restai completamente immobile per non rivelare la mia presenza sapevo che al buio non avrebbero potuto distinguermi tra i cespugli.

L’azione si svolse molto velocemente tanto che non feci in tempo ad annotarmi le targhe delle auto. In pochi minuti ognuno dei convenuti ritorno’ in auto ed ando’ via. Durante il rientro ripensando all’episodio feci caso che non fu proferita alcuna parola, un particolare importante, gente esperta e determinata, la villetta certamente di proprieta’ di un loro sodale, gli 8 uomini non del luogo altrimenti non avrebbero avuto tanta premura di proteggersi da eventuali pericoli.

Il mattino dopo mi incontrai con Marco raccontandogli l’episodio al quale avevo assistito. Naturalmente oltre avermi rimproverato per non aver seguito il suo consiglio convenne con me che avevo assistito ad uno scambio di materiale illegale e pertanto mi propose di telefonare ad una sua vecchia conoscenza, un informatore del luogo, dei tempi in cui era in servizio presso la squadra mobile di Foggia. Gli chiesi se fosse il caso di telefonare a qualcuno dei nostri superiori e mi rispose che prima avremmo capito di che sostanza fosse il reato e poi avremmo allertato gli organi giudiziari competenti. Si mise al telefono e dopo una telefonata in un dialetto misto tra barese e ostrogoto puro concluse la conversazione con un accordo di appuntamento per lo stesso pomeriggio, per la serie il ferro si batte quando è caldo.

Mi guardo’ soddisfatto chiedendomi se fossi finalmente appagato, in cuor mio sapevo che ero ben lungi dal calmarmi ma scossi la testa in segno di approvazione tanto per non innescare una discussione inutile.

Decidemmo di coinvolgere per quell’appuntamento due altri colleghi fidati Giovanni e Luigi giusto per stare piu’ sicuri. Li sentimmo a turno raccontando brevemente l’episodio ed accettarono di buon grado di partecipare, impiccioni puri anche loro.

Il viaggio si rivelo’ un gran chiacchierare di calcio e di altri hobby a noi comuni.

Ho sempre sostenuto la tesi che i maschi quando sono in sintonia preferiscono non impegnarsi in argomentazioni troppo complicate, quelle le conservano in presenza di donne,  per darsi forse un tono o per quell’atavico istinto di pavoneggiarsi. Guidavo in tranquillita’ inserendo ogni tanto tra i vari argomenti il mio giudizio, in realta’ avevo in mente una domanda per Marco sin dalla partenza ma evitavo di farla io per non apparire petulante.

Ma chi era poi questo informatore? Come si chiamava? Sarebbe stato affidabile? Riflettendoci sopra stavamo affrontando un rischio sostanzialmente non ponderabile.

Mancava una mezz’ora per lo svincolo autostradale per Foggia quando finalmente Luigi domando’ a Marco di rivelarci almeno il nome di questo tizio.

Ci racconto che Angelo (ora sapevamo come si chiamava) una decina di anni prima nel periodo in cui Marco era in servizio presso la Questura di Foggia fu trovato  sul ciglio della strada di una stradina di campagna alla periferia di Manfredonia in fin di vita. Rottura di entrambe le braccia e gambe, trauma cranico multiplo e ferite da taglio diffuse.

La segnalazione fu fatta da un contadino della zona che passava da li’ con il trattore.

 All’arrivo della pattuglia di Marco sul posto era da poco giunta un’ambulanza il cui medico riferi’ che avrebbero fatto una corsa in ospedale perche’ le condizioni dell’uomo risultavano molto gravi.

Passarono una quindicina di giorni  prima che Angelo fosse in grado di parlare  riprendendosi miracolosamente da una situazione clinica disastrosa, Marco fu incaricato dell’indagine ed ovviamente provo’ a farsi raccontare cosa fosse accaduto.

In risposta ricevette per un paio di giorni un silenzio che sottolineava un background omertoso tipico di un ambiente malavitoso, finche’ una mattina all’ennesima visita Angelo gli chiese di salvargli la vita in quanto durante la notte aveva ricevuto una visita di qualcuno che avrebbe voluto finire il lavoro che aveva cominciato e che solo il sopraggiungere di due infermieri aveva fatto desistere.

Racconto’ di essere originario di Foggia ma di essersi trasferito a Manfredonia per delinquere alle dipendenze di uno spietato boss locale.

In quel periodo instauro’ una intima amicizia la figlia del boss e dopo una breve relazione non contrastata dal padre fu quasi costretto a sposarla sorretto economicamente dal suocero che si sobbarco’ tutte le spese del matrimonio oltre all’acquisto della casa familiare. Come spesso accade nelle relazioni definite cosi’ in fretta, il tutto  poi si rivela un fuoco di paglia ed infatti dopo qualche mese Angelo comincio’ a manifestare una certa insoddisfazione per quel menage amoroso troppo condizionato dalle interferenze dei suoceri.  

Esterno’ questa insoddisfazione  cominciando a picchiare la moglie, innamoratissima di lui specifico’, in un crescendo di violenza che culmino’ con il ricovero della stessa in ospedale a causa delle lesione ricevute.

L’ambiente era quello e non poteva che scaturire una sola reazione da parte del suocero pertanto Angelo fu prelevato dagli sgherri del boss e punito adeguatamente per quanto aveva fatto con l’obiettivo della sua dipartita in maniera brutale……..continua

Quella notte

Ore 21,01 una foto su whataspp, l’orologio sul cruscotto scandiva i secondi con un’intermittenza esplosiva .

In quell’istante la parola tranquillita’ un insignificante concetto , guidavo in silenzio mentre i pensieri si azzuffavano impazziti troppo stretti nella mente.

Ore 21,15 manca poco pensavo ed intanto un pezzo del cuore lo perdevo per sempre senza potermi opporre perche’ la colpa di quello che stava per accadere era solo per mia colpa e del mio stramaledetto senso di sfida.

Su radionorba un pezzo anni 80, sentivo il sangue scorrere velocemente mentre il fumo della sigaretta saliva voluttoso fino allo spiraglio del finestrino, ecco avrei voluto essere un filo di fumo e sparire nel nulla.

Il pensiero agitato la cercava, immaginava i suoi passi che la portavano all’appuntamento mentre la sera continuava il suo corso indifferente alla mia soffocante ed incombente ansia.

Non avrei mai immaginato di saggiare questo tipo di emozioni anche se avevo sognato spesso di provarle forse per quell’estremo bisogno di vivere una sensazione di delocalizzazione dell’anima.

Ore 21,32 le note di “Easy on me” di Adele mi riportarono alla realta’……

Valerio

Ho conosciuto Valerio ai tempi del liceo, in quel periodo mostrava i chiari segni di un carattere schivo e taciturno e legammo da subito, entrambi chiusi alle relazioni interpersonali ci avvicinammo quasi naturalmente ed arrivammo al punto di parlarci solo con lo sguardo come solo due amici secolari sanno fare.

Un fisico in evoluzione che con il tempo costrui’ tra palestra e la passione in comune per la pallavolo dove ci impegnammo per qualche anno ottenendo qualche discreto trofeo. Nel tempo si stabili’ tra noi una complicità tale da apostrofarci fratelli. Le prime cotte, gli amori, le delusioni ci raccontavamo tutto scambiandoci consigli e suggerimenti in un campo come quello dell’amore che in fin dei conti non puo’ essere gestito tanto facilmente, specie da due bellocci che di occasioni ne avevano fin troppe.

Nelle sere d’estate si andava a ballare con l’intento di rimorchiare e quando accadeva di essere coinvolti in una discussione animata nessuno dei due abbandonava l’altro a costo di soccombere, insomma le botte ce le siamo divise tra prese e restituite.

Una condivisione di intenti e vita di cui non mi pentiro’ mai e che portero’ nel cuore fino al mio ultimo respiro.

Una sera di fine primavera del 2019 eravamo seduti nel porticato della fattoria della sua famiglia, si chiacchierava di pesca, una passione condivisa, sorseggiando una birra. Ricordo di avergli accennato di aver sfogliato un depliant di un’agenzia viaggi che promuoveva una battuta in Argentina al blue marlin. In sottofondo scorreva la cascata di note di un brano di Tobias Bergson -Sunset- e per la bella emozione che ci trasmise fummo costretti a tacere e gustarla nella serenita’ del tramonto incipiente.

Alla fine del brano Valerio proferi’ un’idiozia tale che ancora sorrido al pensiero.

“Ao’ ma sai che sta canzone è scritta per me e per te? E non ti so dire perche’ ma sento che è la nostra canzone.”

Valerio era fatto cosi’, esprimeva i suoi pensieri al volo senza un motivo specifico, comunicava la sua essenza in questo modo.

In un giorno di maggio del 2022 con una voce distrutta mi chiamo’ chiedendomi di raggiungerlo subito aveva bisogno di me.

Ricordo di non aver avuto il tempo di riflettere, saltai in sella alla moto e mi precipitai a casa sua con in testa mille domande……………………………..continua